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Una signora al bar

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Oh dolce signora al bar,

dove hai lasciato il tuo ranocchio,

il tuo ranocchio verde, viscido

come l'acido tartarico sul fondo

di un rosè?

 

Il tuo pensiero disegna trame

incongruenti come un mosaico di Gaudì

mentre te ne stai annottata

come una spiga piegata

sull'idiozia della sabbia del mondo.

 

Oh dolce signora al bar,

uscita in ciabatte come una lungodegente

dalla corsia dei tuoi giorni nudi

come le scatole dopo natale,

chi ti mise pensieri retti

nelle tue vertebre

e frasi sensate in bocca

come bistecche di maiale?

 

Il ranocchio non era un principe,

ma solo un rovello;

un guscio d'uovo,

un playmobil.

Avvizzì col popolo dei padri

e a te non rimase

che la tua tisana fruttata.

 

E nessuno a dirti

che mai più

sarebbe diventata corpo

e sangue.

 Salvatore Pizzo - 13/12/2023 01:44:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

Da sempre, a colpirmi è la semplicità con cui sembrano sgorgare fuori dal mondo i tuoi versi. Anche quando, come in questa poesia, è l’ironia a disegnare un ritratto con pennellate decise, quasi impietose, di un’umanità in degrado.
Grazie carissima con l’augurio per tanti bei sogni felici.

 Vincenzo Corsaro - 05/12/2023 13:09:00 [ leggi altri commenti di Vincenzo Corsaro » ]

Ironica e graffiante nel descrivere certi personaggi della società d’oggi, come questa signora che sembra non curarsi del suo aspetto. Davvero piaciuta. Un grazie e tanta serenità :)

 Caterina Alagna - 05/12/2023 12:02:00 [ leggi altri commenti di Caterina Alagna » ]

Resto sempre ammaliata di fronte alla bellezza dei tuoi versi, aulici e pregni di originalità. Potenti anche le metafore. Complimenti.

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